Era la fine dei favolosi anni Sessanta quando, in un mondo diviso dalla guerra del Vietnam e dal suono delle prime chitarre elettriche, l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti si “sfidavano” a vicenda per stabilire chi sarebbe arrivato per primo nello spazio.
Quella che adesso è l’attuale Russia conduceva la partita per due a zero grazie alla cagnolina Laika, nonostante sia morta poco dopo il decollo, e l’astronauta Jurij Alekseevič Gagarin, primo uomo nello spazio, e la cosa non faceva certo piacere agli Stati Uniti.
Nell’estate del 1969 l’America mandò in orbita l’Apollo 11 con un equipaggio di tre persone, Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin, alla volta della Luna. L’impresa spaziale venne trasmessa in diretta televisiva e fu una delle “live”, come diremmo oggi, più seguite di tutta la storia del tubo catodico.
Se poi teniamo conto che anche i mitici Pink Floyd presero parte all’impresa musicando l’allunaggio sotto le note psichedeliche di “Moonhead” poi!
Facciamo un rapido salto avanti nel tempo fino ai giorni nostri e lasciamo scorrere le imprese e le scoperte che hanno segnato gli anni Settanta, Ottanta, Novanta ed anche i primi Duemila.
Il 2019, praticamente il cinquantenario della conquista del suolo lunare, ha visto Jeff Bezos ed Elon Musk annunciare che lo spazio non è poi così lontano per noi “comuni mortali”.
Se Musk aveva già parlato di un futuristico servizio di taxi spaziale, oltre che di una connessione Internet più veloce e diffusa grazie ai satelliti Starlink, Bezos dal canto suo non se n’è certo rimasto con le mani in mano.
Il fondatore di Amazon aveva infatti dato i natali anche all’azienda Blue Origin (2000) la quale, a sua volta, è stata la creatrice del veicolo spaziale Blue Moon.
Il lander in grado di trasportare tonnellate di materiali ed alimentato dal motore BE – 7 ad ossigeno e idrogeno liquido sarà dunque il simbolo della volontà di Bezos di “colonizzare” la Luna.
Sembra quasi un racconto di Urania, ma invece è realtà. Il fondatore di Amazon ha infatti colto l’occasione del JFK Space Summit di Boston per dare gli ultimi aggiornamenti sul progetto Blue Moon.
“Sappiamo cose che non sapevamo durante i giorni dell’Apollo, e ora possiamo sfruttare quelle conoscenze per produrre risorse e avviare veri e propri stabilimenti sulla Luna” ha dichiarato aggiungendo che i grandi depositi di ghiaccio lunare forniranno a loro volta il carburante per il lander.
In questo modo si potranno anche alimentare le fabbriche e le colonie che Bezos conta di portare sulla Luna entro il 2024. A tal proposito ha infatti parlato anche di un razzo per i primi turisti nello spazio, “New Shepard”, ed un altro per il lancio di satelliti, “New Glenn”.
Se Bezos sogna la Luna è risaputo che Musk pensa a Marte, ma il CEO di Amazon ha sostenuto che prima di pensare al Pianeta Rosso bisogna “riprendersi” il satellite.
“Tornare sulla Luna per restarci rappresenta il modo più veloce per arrivare su Marte. È un’illusione che sia possibile farlo saltando questo passo” ha infatti dichiarato per poi aggiungere che “dobbiamo andare sulla Luna, mettere lì materiali e propellenti e costruire un deposito di carburante”.
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